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Chiesa di S. Eligio

La chiesa di S. Eligio sorge in bella e suggestiva posizione scenografica, al bivio tra le vie Giudecca e Pietro Vinci , quasi all’inizio dell’antico quartiere della Giudaica (il quartiere degli Ebrei) e della via che nelle antiche carte risulta “via dei Pannieri” (confezionatori di panni, sarti, tessitori). Probabilmente era un edificio ebraico in seguito “cristianizzato”. Divenne la chiesa gentilizia dei baroni Speciale, al cui palazzo è attaccata ed alla quale i baroni accedevano attraverso una porta interna. Sui due palchetti rialzati posti in prossimità dell’altare vi sono incisi gli stemmi nobiliari di questa casata. L’ultimo barone Speciale, dopo aver venduto la restante porzione del palazzo di via Pietro Vinci, cedette la chiesa alla Cattedrale di S. Nicola, quando ne era arciprete mons. Vitale, a cui si deve questa notizia. 

La chiesetta fu completata e abbellita nel 1591, (come si legge nell’iscrizione sopra il portale) , per il “divino Aloysio” (S. Alois, poi S. Eligio) protettore degli maniscalchi e degli orafi. Ma già nel 1535 la Confraternita (l’antica corporazione dei maniscalchi e degli orafi) aveva commissionato il quadro del santo protettore a Johannes de Mata, un pittore di origine spagnola, allora molto attivo nella Sicilia interiore e soprattutto nelle Madonie. E’ una grande pittura su tavola (tempera grassa su tavola: cm 180 x 145). La firma (oggi quasi illeggibile) e la data 1536 (tuttora leggibile) ci è riportata da Gioacchino Di Marzo. Il quadro rappresenta S. Eligio vescovo seduto in trono, rivestito di fastosi abiti episcopali ( “estofados”), mentre regge un baculo pastorale molto elaborato. La ricercatissima elaborazione della veste e del volto salvano artisticamente questa immagine – priva di profondità e movimento ed appiattata sulla sedia episcopale. In basso – a dx e sx del trono – vi sono 4 “storiette” della vita e dei miracoli del santo vescovo.

 La chiesetta – dopo la donazione – rimase in abbandono. Per un periodo di tempo ospitò la festa dell’Immacolata (dopo la distruzione della chiesa di “Santa Lena” ( Ss. Elena e Costantino) esistente di fronte all’ufficio postale. In quel periodo la chiesa di S. Eligio fu “visitata” dai ladri, che portarono via quasi tutto (arredi, suppellettili, candelieri), compresa una bella ” Natività ” opera di un pittore nicosiano del ‘600. Fortunatamente la tavola di S. Eligio era stata trasportata in Cattedrale, dove è stata custodita nell’aula capitolare, restaurata e studiata da Vincenzo Abate di opere d’arte restaurate. 1981-1985) e dalla prof.ssa Teresa Pugliatti (nella prestigiosa e raffinata opera “La pittura del ‘500 in Sicilia”. La bella chiesetta di S. Eligio è perennemente chiusa e il bel fastigio in stile manierista (tardo ‘500) ed il campanile mostrano urgente necessità di un efficace consolidamento. La tavola del Santo , opera di Johannes de Mata (già custodita in Cattedrale, è stata recentemente trasferita al Museo diocesano di S. Biagio). 

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